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La nostra Storia

Quando nell’anno 1966 venticinque agricoltori decisero di costituire  la “Cantina Sociale di Solopaca – Società cooperativa a responsabilità limitata”, essi ebbero lo scopo di operare per l’incremento e la difesa del patrimonio vitivinicolo della zona del “Solopaca” e per il progresso economico e sociale dell’agricoltura.

Il territorio di Solopaca è stato sempre coltivato a vigneti e ad oliveti con una competenza che si è andata affinando nel tempo. Qui la vite trova nella collina e nella natura del terreno il suo ambiente ideale, producendo un vino rosso rubino di profumo delicato, di sapore netto, di estrema gradevolezza e di morbida pastosità con gradazione alcolica oscillante tra i 12 ed i 13 gradi. Il vino bianco presenta il profumo della malvasia ed un sapore armonico e vellutato  con una gradazione alcolica oscillante tra 11,50 e 12 gradi.

Con decreto del Presidente della Repubblica, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale  del 30-1-1974, il vino di Solopaca ha ottenuto il riconoscimento di origine controllata (D.O.C.). Il sogno di venticinque agricoltori, ai quali si affiancarono altri 600, si realizzò ed essi videro finalmente concretizzata la Cantina Sociale che con il suo grandioso complesso rappresenta una grande realtà economica per Solopaca e per tutta la zona di produzione che si estende sulle due rive del fiume Calore. Infatti nella zona del “Solopaca”, oltre ai terreni di Solopaca, ricadono anche quelli dei comuni di Castelvenere, Guardia Sanframondi, San Lorenzo Maggiore, e parte dei comuni di Cerreto Sannita, Faicchio, Frasso Telesino, Melizzano, San Lorenzello, San Salvatore Telesino e Telese.

Certo è stato molto faticoso convincere i viticoltori della bontà della cooperazione e del conferimento delle uve alla Cantina Sociale e a sottrarsi alle regole non sempre umane della compravendita dell’uva che avveniva ogni anno al Ponte Maria Cristina ad un prezzo fissato unilateralmente dai compratori.

Ciò appare evidente dai dati di conferimento delle uve alla cooperativa.

I soci conferirono nel 1972 quintali 34.150 di uve, nel 1973 quintali 33.870, nel 1974 quintali 31.920, nel 1975 quintali 43.000 e nel 1976 intorno a quintali 32.000. Insomma nel 1976 circa 30.000 quintali di uve andavano ad alimentare il mercato delle uve giù al Ponte Maria Cristina. Questi viticoltori, spinti da esigenze di carattere economico, preferivano vendere le loro uve, tramite i mediatori,  ai commercianti perché avevano la possibilità di intascare subito i soldi, ma comunque ad un prezzo che, a conti fatti, era di poco superiore a quello medio pagato dalla Cantina Sociale. Il sistema di pagamento ai soci veniva effettuato in questo modo: un acconto 15-20 giorni dopo il conferimento delle uve, un altro acconto a maggio e il saldo a chiusura di bilancio.

Il viticoltore che vendeva le proprie uve aveva una diffidenza nei riguardi della cooperazione perché impregnato da secoli di individualismo e soprattutto perché attratto unicamente dalla certezza e dalla sicurezza di avere in tasca subito i propri soldi. Naturalmente con gli anni questi timori e preoccupazioni sono scomparsi e i viticoltori sono diventati tutti soci della cooperativa e si sono convinti di avere in tal modo la certezza di collocare ogni anno il proprio prodotto ad un prezzo di mercato medio. Di conseguenza il mercato delle uve che si teneva ogni anno sulla riva destra del fiume Calore è scomparso per mancanza di venditori.

Oggi giorno la Cantina Sociale di Solopaca, con una produzione di 150.000 ettolitri,  lavora a pieno regime continuando a produrre e ad imbottigliare vino di qualità e di sapori speciali e antichi per la gioia del palato dei consumatori e sostenendo  quasi da sola tutta l’economia zonale che si basa esclusivamente sulla coltivazione della vite e sulla produzione del vino.

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